Anche neonati e lattanti possono presentare difficoltà ad alimentarsi correttamente. Spesso si tratta di problematiche transitorie, più raramente di disturbi medici più gravi. Capiamo insieme come riconoscerli e affrontarli.
Indice
L’importanza di una sana alimentazione
Alimentarsi in modo qualitativamente e quantitativamente corretto è fondamentale per la salute dell’individuo. Nel bambino l’alimentazione è importante anche per permettere un adeguato accrescimento
Aspettative Personali Ed Esigenze Nutrizionali
Il primo passo per capire se il bambino ha una reale problematica di alimentazione è mettersi in discussione. Spesso il concetto di “corretta alimentazione” è molto personale ed è differente anche fra i diversi componenti della famiglia. Lo stesso vale per il concetto di “corretta crescita” del bambino. Questo perché l’esperienza di vita, il vissuto personale, le abitudini e tradizioni familiari influiscono sulle aspettative che il genitore ha nei confronti del proprio figlio. Un bambino non è un piccolo adulto, ha esigenze nutrizionali differenti e che si modificano nelle diverse età. Per capire se realmente c’è un problema di alimentazione non ci si può basare sull’idea del genitore di “non mangia abbastanza” o “mangia troppo”, ma è necessario chiedere il parere di un medico o un nutrizionista che fornisca delle indicazioni basate sulle evidenze scientifiche.
Cosa Sono I Larn
I LARN sono i “Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana”. Sono raccomandazioni nutrizionali elaborate da esperti di nutrizione in base agli studi scientifici più attuali. Vengono periodicamente revisionati e sono il riferimento a cui il pediatra si attiene (insieme alle curve di crescita e allo stato di salute del bambino) per capire se l’alimentazione seguita è corretta.
Il Programming Nutrizionale
E’ noto il concetto di “Programming Nutrizionale”, ovvero l’importanza dei primi 1000 giorni di vita (a partire dal concepimento) e l’influenza di quest’epoca sulla futura salute fisica, mentale ed emotiva dell’individuo. Oggi è riconosciuto che garantire una corretta alimentazione alla gestante, alla madre nutrice e poi al nascituro, soprattutto nei primi 2-3 anni di vita è fondamentale.
L’allattamento
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del sesto mese di vita. Qualora questo non fosse possibile esistono latti sostitutivi studiati appositamente per i lattanti. I latti sostitutivi da prediligere, in un lattante sano, sono latti derivanti dal latte vaccino modificati secondo le esigenze delle diverse fasce di età. Esistono latti “speciali” ulteriormente modificati per bambini con specifiche difficoltà (ad esempio per bambini con reflusso gastroesofageo, con stipsi, con diarrea, con allergie…), ma è bene assumerli solo in caso di indicazione medica.
Problematiche In Corso Di Allattamento
L’allattamento al seno è l’alimentazione naturale per il neonato, ma possono presentarsi problematiche legate alla produzione del latte o alla capacità di attaccarsi al seno del bambino.
Per favorire l’allattamento al seno ormai tutti i punti nascita sostengono il contatto “pelle a pelle” neonato-mamma già nell’immediato post partum e forniscono la preziosa assistenza di puericultrici e ostetriche che spesso sono consulenti esperte nei casi di difficoltà di suzione e intervengono con strategie personalizzate (a qualcuno può bastare un para-capezzolo, per altri può essere meglio assumere una postura differente…).
Il primo suggerimento che do alla neomamma è quello di chiedere questo aiuto, sia nei primi giorni di vita, in ospedale, sia nei primi mesi, presso i consultori sul territorio.
Allattare al seno richiede energie, è bene che tutto il nucleo familiare permetta alla neomamma di non trascurare sé stessa, di alimentarsi correttamente e di riposare.
L’allattamento al seno è la scelta di alimentazione ottimale, ma deve essere una scelta libera per la madre e non una costrizione. La madre va edotta dei benefici del latte materno, ma deve vivere serenamente il momento dell’allattamento, senza pressioni familiari o sociali. Lo stato psicofisico della mamma è fondamentale per il suo neonato.
PROBLEMATICA | STRATEGIA |
Difficoltà di suzione/attaccamento al seno | Chiedere una consulenza ostetrica: allattare è “naturale” ma a volte serve un piccolo aiuto tecnico per capire come partire al meglio |
Ridotta produzione di latte | Esistono prodotti naturali che stimolano la produzione di latte. Se il latte non è abbastanza è però necessario integrarlo con un latte in formula. Chiedere sempre aiuto al pediatra per capire come intervenire |
Quanto latte devo dare? | L’allattamento al seno è “a richiesta”, il bambino si autogestisce. Ogni mamma ha un latte diversamente concentrato e diversamente energetico, non esiste una dose standard per tutti. L’allattamento con formula artificiale invece richiede la somministrazione di dosi di latte bene determinate, che sono calcolate in base al peso del bambino. Non si deve eccedere |
Il bambino ha sempre fame? | I lattanti piangono per esprimere ogni esigenza e non solo per fame! Se nei primi mesi di vita è fondamentale attaccare spesso al seno i piccoli, con la crescita questo non è più necessario. I bambini imparano ad avere degli orari e i genitori imparano a riconoscere i segnali di fame e a soddisfare anche le altre esigenze dei propri figli. Datevi tempo, osservatevi, imparate a conoscervi |
Il bambino piange durante o dopo la poppata | Reflusso gastroesofageo e coliche sono disturbi comuni. Si trattano con strategie comportamentali (ad esempio postura corretta, massaggi) o nutrizionali e farmacologiche. Fornire al pediatra informazioni precise sul tipo di disturbo e la sua frequenza è importante per ricevere l’indicazione più adeguata. |
Il bambino mangia meno del solito | Avvisate il pediatra, l’inappetenza di un lattante è un sintomo da indagare |
Il Divezzamento
Il divezzamento è il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e successivamente solida. Il momento in cui divezzare un lattante va personalizzato in base alle sue esigenze di crescita, al suo interesse per gli alimenti solidi, alle sue capacità di deglutizione. Dovrebbe essere la maturità psicofisica del lattante a guidare i ritmi del divezzamento, che viene poi influenzato da abitudini, tradizioni e necessità familiari. Tendenzialmente le indicazioni sono di iniziarlo intorno al sesto mese (e comunque mai prima del quarto) e di procedere rispettando le esigenze del singolo bambino.
Fondamentale: la famiglia deve affrontare il divezzamento sapendo che l’ingrediente più importante è la pazienza. Cerate di affrontare ogni eventuale difficoltà mantenendo la calma e garantendo un momento del pasto sereno e tranquillo. Siate un esempio per i vostri figli, anche al momento del pasto.
Problematiche In Corso Di Divezzamento
PROBLEMATICA | STRATEGIA |
Il bambino vive il divezzamento come una rinuncia al rapporto esclusivo con la mamma | Rassicurare il bambino, il rapporto con la mamma si modifica, ma non si perde. Le attenzioni della mamma ci sono anche durante un pasto diverso dalla poppata. Il bambino deve conoscere l’aspetto della convivialità del pasto, se possibile prediligere la condivisione del momento del pasto con tutto il nucleo familiare |
Il bambino deve imparare a conoscere la sensazione di fame e sazietà | Evitare di utilizzare l’alimento come risposta ad ogni esigenza del bambino, cercare di evitare “fuori pasto” e mantenere anche se con flessibilità gli orari. Lasciare libero il bambino di “avanzare” quando si sente sazio |
Il bambino è sospettoso verso nuovi alimenti | Lasciare il bambino libero di toccare e conoscere con tutti i sensi quello che ha nel piatto |
Il bambino rifiuta gli alimenti | Proporre ma non imporre un alimento. Riproporlo in più occasioni se non viene accettato |
Il bambino cui viene proposto un alimento nuovo in corso di malattia acuta può associare l’alimento al malessere | Fare una pausa in caso di patologia intercorrente, non inserire nuovi alimenti che possano essere associati al senso sgradevole di un sintomo o al sapore di un farmaco |
L’alimentazione Nei Primi Anni Di Vita
Abitualmente il divezzamento termina intorno ai 12 mesi di vita.
Successivamente è bene adeguare l’alimentazione del bambino secondo le indicazioni fornite dai LARN sopra citati. L’interpretazione di queste indicazioni non è di immediata comprensione, quindi bene affidarsi al pediatra, che saprà fornire indicazioni sulle quantità, la qualità e la modalità di preparazione migliore.
Problematiche Di Alimentazione Nei Primi Anni Di Vita
PROBLEMATICA | STRATEGIA |
Il bambino mangia solo se “distratto” | Dispositivi elettronici e giocattoli dovrebbero essere banditi dalla tavola fin dai primi pasti. Se il bambino non li identifica come componenti del “momento pasto” non li cerca, la “distrazione” per il bambino dovrebbero essere le attenzioni e l’interazione verbale con l’adulto durante il pasto, non altro |
Neofobia La paura dei nuovi cibi | Coinvolgere il bambino nell’acquisto e nella preparazione di nuovi alimenti. Renderlo partecipe nel rendere esteticamente invitante il piatto, variare le modalità di preparazione dell’alimento |
Junk food compensatorio | Il bambino inappetente verso alimenti sani non deve essere nutrito con junk food “purchè mangi” perchè a lungo termine questa soluzione non porta benefici ma solo malnutrizione |
Disturbi Dell’ Alimentazione Nei Primi Anni Di Vita
Se la difficoltà di alimentazione transitoria è molto comune nel bambino piccolo sono fortunatamente più rari i disturbi dell’alimentazione più gravi.
Queste patologie sono una problematica di pertinenza specialistica, per cui è necessario un intervento medico multidisciplinare il più precocemente possibile.
Nello specifico disturbi classificabili come vere e proprie patologie sono:
- Obesità infantile
L’obesità nei primi anni di vita non è frequente, ma l’obesità in età scolare è in aumento in Italia e sta emergendo come problema sempre più rilevante, per le complicanze fisiche e psicosociali conseguenti. Le abitudine nutrizionali scorrette e il sovrappeso nei primi anni sono il primo segnale di allarme di questa problematica.
- Pica
Ossia l’ingestione di una o più sostanze non nutritive e non alimentari per un periodo di almeno un mese. Le sostanze possono comprendere vari materiali: capelli, carta, tessuto, colori, legno, sassi…
L’ingestione di queste sostanze non per forza è associata al disturbo Pica, occasionalmente infatti capita che bambini di 18-24 mesi le assumano, si parla di Pica quando il disturbo persiste per 1 mese e non è quindi solo occasionale.
Tipicamente non c’è avversione nei confronti del cibo in generale che il bambino assume più o meno regolarmente e quindi non vi è un deficit di crescita o un problema di malnutrizione associato
Questo disturbo può non essere isolato, ma essere conseguenza di un Ritardo Mentale o di un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo
- Disturbo di ruminazione (mericismo)
Caratterizzato dal rigurgito di cibo, che viene rimasticato, deglutito e nuovamente sputato, per almeno un mese. Per porre diagnosi questo disturbo non deve essere associato ad un altro disturbo della nutrizione o ad un disturbo gastrointestinale (ad es. reflusso gastroesofageo)
Solitamente si accompagna a rallentamento della crescita, alterazione delle difese immunitarie, alterazioni ormonali, malnutrizione, anemia e nei casi gravi decesso. Può essere dovuto a maltrattamento / malaccudimento.
- Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo (ARDIF)
L’evitamento o restrizione è dovuto a mancato interesse per il mangiare e per il cibo, evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo, preoccupazione per le caratteristiche avverse del del mangiare. Le esigenze nutrizionali non vengono quindi soddisfatte e, a seconda della quantità e del tipo di alimenti evitati, il bambino può andare incontro a carenze anche gravi, con danno multiorgano. La condotta restrittiva può interferire inoltre con il funzionamento psicosociale.
Take Home Message
-L’alimentazione è una componente importante per la vita e il futuro di un bambino, curala con attenzione (già dal concepimento!)
-Le conoscenze scientifiche si evolvono, le linee guida cambiano, le raccomandazioni nutrizionali che valevano quando noi eravamo piccoli potrebbero essere differenti rispetto a quelle valide ora per i nostri figli
-Ogni bambino ha il suo tempo e il suo modo di essere, va rispettato e coinvolto, senza imposizioni e con flessibilità.
–Affrontare con serenità il momento del pasto, dalle prime fasi della vita porta il bambino a vivere l’alimentazione come una componente piacevole della sua vita e ad avere un buon rapporto con il cibo.
-A tavola evita ansia, rabbia e dispositivi elettronici.
-Non esitare a chiedere aiuto e informazioni ai professionisti sanitari che ti seguono.
Medico Chirurgo Specialista in Pediatria