Sarà capitato anche a te di avvicinarti ad un bambino molto piccolo e ritrovarti a parlare con lui in modo diverso da come fai di solito. Forse avrai scandito di più le parole, alzato il tono della voce o forse le tue parole avranno assunto il ritmo di una cantilena e avrai fatto tutto ciò in modo involontario e del tutto spontaneo. Quello che hai fatto, o che hai visto fare da un altro adulto, non è un fenomeno casuale, bensì si chiama Baby Talk. Una lingua vera e propria, semplificata e con specifiche caratteristiche fonologiche, lessicali e sintattiche.
Indice
Che Cos’è il Baby Talk o Motherese?
Il Baby Talk, detto anche motherese, è quello specifico modo di parlare che la mamma utilizza spontaneamente per comunicare con il bambino fin dai suoi primi istanti di vita. Il Baby Talk è stato infatti definito da Ferguson (1964) come il modo spontaneo e appropriato con cui i caregiver si rivolgono ai bambini.
Vediamo insieme quali sono le sue caratteristiche!
Solitamente chi parla Baby Talk:
- utilizza parole semplici e termini specifici che si usano con i bambini piccoli (nanna, pappa, bua)
- ripete spesso il nome del bambino
- fa molte domande
- alza il tono della voce
- produce suoni onomatopeici
- fa lunghe pause tra una parola e l’altra
- accentua le vocali
- scandisce le sillabe di una parola
- utilizza la terza persona anziché la prima singolare (es: la mamma è molto contenta di andare con te al parco!)
- parla con un tono cantilenante
Si tratta di un fenomeno pressochè universale, osservato in tutto il mondo. I primi studi hanno condotto delle ricerche in Paesi, quali l’America, il Giappone, la Francia, l’Inghilterra, l’Italia, la Spagna e la Germania. I risultati delle indagini hanno confermato come il Baby Talk fosse utilizzato in ogni Stato e come presentasse alcune variazioni in base alla cultura di appartenenza e alla lingua parlata.
Tale modo di parlare evolve nel tempo e questo accade perché le mamme adattano il loro linguaggio al livello di sviluppo del bambino. L’utilizzo del motherese raggiunge un picco tra i 4 e 6 mesi di vita del bambino e progressivamente diminuisce entro il primo anno di vita.
Come il Baby Talk Influenza lo Sviluppo?
Il Baby Talk non è un solo un linguaggio semplificato, ma molto di più!
Secondo alcuni studi gli effetti del baby talk riguarderebbero lo sviluppo delle emozioni, del linguaggio e dell’attenzione.
Esso dà inizio a uno scambio affettivo vero e proprio tra mamma e bambino. La mamma può esprimere così le sue emozioni e anche lo stato emotivo del bambino sembra esserne influenzato. Alcuni studi hanno osservato che il battito cardiaco di bambini di 9 mesi decelerava quando ascoltavano le madri parlare in questo modo. Il motherese sembra avere un potere sullo stato di benessere del bambino anche quando dorme. Infatti, si sono registrati cambiamenti nell’attività cerebrale di neonati che, mentre dormivano, erano esposti a tale linguaggio materno. Questa modalità comunicativa esercita, quindi, un effetto calmante e rasserenante sui piccoli.
Il Baby Talk sembra promuovere anche lo sviluppo del linguaggio. Rivolgersi al bambino scandendo bene le parole, facendo lunghe pause e accentuando le vocali, faciliterebbe nel bambino stesso il riconoscimento delle vocali, la distinzione delle sillabe e la segmentazione delle frasi in parole, capacità che saranno centrali per la comprensione e l’acquisizione del linguaggio.
Anche i Papà Parlano il Baby Talk?
Il Baby Talk viene chiamato anche motherese dal momento che è stato inizialmente osservato nelle madri. Alcuni studiosi si sono chiesti se anche i papà adottino la stessa modalità comunicativa.
Da uno studio condotto nel 2015 dall’Università di Washington sembra che i papà modifichino meno il loro linguaggio rispetto a quanto fatto dalle mamme. I papà usano parole semplici ma variano meno il tono di voce e sembrano parlare al bambino in modo simile a come parlerebbero con un altro adulto. A partire da questi dati i ricercatori hanno ripreso la cosiddetta Bridge Hypotesis (ipotesi ponte), formulata negli anni ‘70.
Secondo questa ipotesi il linguaggio dei papà, più vicino a quello quotidiano, farebbe da ponte tra l’ambiente domestico del bambinoe il mondo esterno. Il linguaggio dei papà sarebbe diverso, ma complementare a quello delle mamme ed entrambi coopererebbero a promuovere il benessere e lo sviluppo del bambino.
Esplorare il fenomeno del Baby Talk ci porta a due riflessioni finali. La prima di queste è che il linguaggio verbale è solo uno degli ingredienti della comunicazione con il bambino! Anche la gestualità, la mimica del volto e, più in generale, il movimento del corpo, alimentano e arricchiscono la relazione con i piccoli. Infine, lo studio del Baby Talk può aiutare a soffermarsi sul potere benefico che alcuni comportamenti emessi in modo spontaneo da mamma e papà possono avere sul benessere e lo sviluppo del bambino. Bisogna ricordarsi che, a volte, è bene lasciarsi guidare dall’istinto e che i segnali dati dai piccoli possono essere preziose bussole per orientarsi nella relazione e nella comunicazione.
Psicologa